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25 anni. Eppure è sempre qui.

Oggi c’è stato l’evento in ricordo di Paolo Borsellino.
Nando Dalla Chiesa ha commentato alcune parti del suo ultimo e bellissimo libro, Una strage semplice. Libro che consiglio a tutti di leggere.
Ho partecipato con affetto a questo evento, perché ho una stima infinita per Nando, e so che si impara sempre qualcosa da lui, pur in pochi minuti di confronto, come oggi. E ho partecipato perché il ricordo di Borsellino è parte di me, non potrei non fermarmi in certe giornate dell’anno.
Vi regalo qualche parola emersa oggi, rubata a Nando. Mi scuso se non sarà una trascrizione esatta di quanto ha detto, ma si avvicina ad esserlo. E sono frasi che mi piace condividere con voi.

“Mi sono stancato di sentire parlare di Falcone e Borsellino come eroi che hanno lottato per lo Stato come se avessero avuto il sostegno dello Stato. No! E non erano osteggiati da pezzi deviati dello Stato ma erano osteggiati da tutto lo Stato!”

“Quando si parla di patrimonio morale, bisogna tener presente che quel bagaglio morale può essere dissipato, mantenuto o incrementato. Con Falcone e Borsellino è aumentato, sensibilmente. Persone che non erano nemmeno nate nel ‘92 li ricordano con affetto, non solo con stima e senso del dovere. Con affetto, che è qualcosa di ben più profondo.
Loro due hanno generato la vera Seconda Repubblica, nello stesso anno del ‘92, con un mito rigenerativo della nostra storia”.

“Per Falcone e Borsellino l’ossessione erano mafia e appalti. Continuavano a ripetere che era lì il punto chiave”.

“La vera forza della mafia sta fuori della mafia. L’ho imparato sul campo, non certo sui libri di sociologia. Cosa circolava, infatti, nella società? Gli uomini dello Stato, per cordate, per interessi, per correnti e alleanze, hanno rafforzato la mafia, uniformandosi a valori compatibili coi mafiosi. Non per soldi, non scherziamo. Se fosse stato solo per soldi, avremmo sconfitto le mafie in pochi mesi. C’erano valori compatibili con la mafia. Ecco perché bisogna alzare le culture incompatibili per colpire le mafie. Questo è il punto. Nelle scuole e nelle università bisogna alzare le culture incompatibili con le mafie”.

Poi Nando ha ricordato Fiammetta Borsellino. Io voglio fare altrettanto, allegandovi questo video interessante, con quella sottolineatura iniziale sugli appalti.

Ma, per concludere, non posso non nascondere il mio sentimento di fastidio e di insofferenza.
Sì, perché, ad eccezione delle parole di Nando, oggi ho sentito molta retorica e poca concretezza. Lo sostengo da sempre. Non si può soltanto “parlare” di mafia e di corruzione, sebbene sia vitale farlo. O meglio, non si può assumere questo atteggiamento di mera retorica se si è un politico.
Io oggi dai politici mi aspetto azione, mi aspetto che si pestino i piedi a tutti coloro che sguazzano nella cosiddetta zona grigia, mi aspetto indignazione per mancata trasparenza, per appalti farlocchi, per infrastrutture ingiustificabili se non per favori al malaffare, mi aspetto coraggio e capacità di denuncia.
Capacità di denuncia!
Che non vedo.
Parole sì, ne sento sempre tante.
Ma chi controlla davvero, almeno a campione, gli appalti lombardi? Quegli appalti che ancora oggi sono il cuore della corruzione e dei legami tra mafie e politici! Chi si schifa per certe nomine politiche, indignandosi e facendo opposizione? Chi denuncia le zone di opacità e mancata trasparenza, humus ideale per la corruzione? Chi insiste per spezzare i legami tra gli interessi privati economici e quelli politici?
Ecco, dopo 4 anni e mezzo di politica nelle istituzioni ho un senso di indignazione perché registro una fatica, un’incapacità e un’inconsistenza delle istituzioni a essere davvero un fastidio per le mafie.

E allora mi chiedo:
“Cosa circola nella società? Gli uomini dello Stato, per cordate, per interessi, per correnti e alleanze, rafforzano la mafia, uniformandosi a valori compatibili ai mafiosi?”.
Siamo ancora lì? Al ’92?”

Fosse anche SI la risposta, per me vale un principio:
“L’ottimismo è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa…una forza che non lascia il futuro agli avversari, ma lo rivendica per sé”.

Vietato mollare!
Però è anche vero che abbiamo bisogno di un mito rigenerativo della nostra storia…

Silvana Carcano – Portavoce Regionale del M5S

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