Il caporalato ogni giorno ci racconta come lo sfruttamento lavorativo abbia ormai inquinato il mondo del lavoro, non soltanto nel comparto agricolo ma anche in altri campi come l’edilizia e i servizi.
Ieri in Aula il Consiglio regionale ha votato ad unanimità le azioni di contrasto al fenomeno. Talvolta, a fronte della scarsità dell’offerta di lavoro, il personale si trova in una condizione di debolezza e vulnerabilità che costringe ad accettare salari inadeguati per svolgere compiti spesso usuranti. Sappiamo che l’ordinamento giuridico punisce il caporalato sotto il profilo penale ma è anche vero che si rivela poco efficace nell’ambito della prevenzione limitandosi ad un ruolo sostanzialmente repressivo. Coinvolgere le istituzioni, le agenzie del territorio e tutti gli enti deputati al rispetto delle regole per evitare il caporalato è un’iniziativa di buonsenso.
Il Consiglio Regionale, con il voto favorevole, ha colto l’opportunità di comprendere l’importanza di intervenire rapidamente per arginare le falle di un modus operandi difficile da intercettare non soltanto in agricoltura ma anche nel Secondario e nel Terziario. Riteniamo sia opportuno richiedere la sottoscrizione di protocolli d’intesa con le istituzioni e le agenzie del territorio per avere dati ufficiali sulla diffusione del caporalato in territorio lombardo e l’attuazione di buone pratiche di monitoraggio e intervento, prima fra tutte quelle messe in opera dalla prefettura di Mantova che ha istituito di concerto con l’ufficio provinciale dell’Inps una sezione territoriale della rete del lavoro agricolo di qualità.

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