Ambiente e Protezione Civile Gianmarco Corbetta

PEDEMONTANA – Piano Juncker e Cassa Depositi e Prestiti: le provano tutte pur di salvarla dal fallimento!

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Dopo l’apertura della tratta A e delle tangenziali di Varese e di Como, si concluderanno nei prossimi mesi i lavori della tratta B1 di Pedemontana, da Lomazzo a Lentate sul Seveso. Pare (ma non lo darei troppo per scontato) che anche gli ultimi lavori che restano da fare per questa tratta abbiano la copertura finanziaria, nonostante innumerevoli vicissitudini legate soprattutto alle “opere connesse” e alle compensazioni.

La partita fondamentale che si giocherà nei prossimi mesi riguarda il finanziamento dei lavori non ancora eseguiti, cioè quelli della tratta B2, C e D, da Lentate su Seveso a Orio al Serio. Nonostante il Ministro Delrio abbia confermato nel recente Documento di Economia e Finanza Pedemontana lombarda tra le opere strategiche, ad oggi fortunatamente non c’è alcuna copertura finanziaria per il proseguimento di quest’opera inutile e dannosa.

La Pedemontana lombarda doveva originariamente essere finanziata in parte da soldi dello Stato e in parte dai privati (tramite il mitologico project financing). Ora, i soldi pubblici che dovevano essere utilizzati per tutte le tratte sono stati invece usati per le sole tratte già realizzate o in via di realizzazione, in quanto non si erano trovati finanziatori privati disposti a investire nell’opera.

Ne consegue che gli ipotetici futuri lavori per le tratte non ancora realizzate dovrebbero essere interamente finanziati dai privati. Ma ad oggi nessun privato ha dimostrato interesse ad investire in quest’opera; anzi di recente Intesa SanPaolo ha dichiarato che dismetterà le sue partecipazioni autostradali (inclusa quella in Pedemontana) entro il 2017, non considerandole più strategiche e profittevoli.

Per cercare di far fronte alle difficoltà finanziarie, stanno approvando il Secondo Atto Aggiuntivo alla Convenzione Unica del 2007 (quella che ha dato il via all’opera), che revisiona il Piano Economico Finanziario dell’infrastruttura e recepisce la defiscalizzazione (per 350 milioni di euro) della stessa, già stabilita da una Delibera del Cipe nell’agosto 2014.

Nelle intenzioni dei proponenti, questo Secondo Atto Aggiuntivo serve per creare le condizioni di bancabilità dell’intera opera. In questi giorni il testo di questo Secondo Atto Aggiuntivo è stato inviato a Roma da Regione Lombardia; la norma prevede che venga emanato un Decreto Interministeriale entro 30 giorni dall’invio e che poi, entro i successivi 30 giorni, avvenga la registrazione dell’Atto presso la Corte dei Conti. Quindi entro fine luglio questo Secondo Atto Aggiuntivo dovrebbe entrare in vigore.

A quel punto ci saranno 12 mesi di tempo per giungere al closing finanziario dell’opera, cioè alla definizione degli accordi con i finanziatori privati per l’erogazione delle risorse che servono per far partire i lavori. In caso contrario la delibera Cipe che prevede la defiscalizzazione perderà efficacia.

Quindi se entro luglio 2016 non si troveranno i finanziatori, tutto il castello di carte che tiene in piedi Pedemontana crollerà miseramente e potremo dire definitivamente addio al proseguimento di questa grande opera inutile.

Più in dettaglio, vogliono arrivare al primo closing finanziario entro luglio 2016 per 1,8 miliardi di euro relativi alla realizzazione delle Tratte B2 e C. Devono poi arrivare al secondo closing finanziario entro il 2019 per 900 milioni di euro relativi alla Tratta D.

Ora, Maroni vuole fortissimamente che tutta la Pedemontana venga finita, ma la Regione da sola – fortunatamente –può fare ben poco.

Per questo motivo ha recentemente avanzato delle richieste formali al Governo, tra cui la ricapitalizzazione di Asam S.p.A. società di proprietà di Regione Lombardia che controlla APL e l’inserimento di Pedemontana nel Piano Junckerper garantire la possibilità di accedere a prestiti bancari con tassi contenuti e permettendo così di giungere al closing finanziario senza ulteriori ed eccessivi oneri economici.”

Inoltre è ormai chiaro a tutti che il sistema bancario da solo non accetterà mai di finanziare il proseguimento di Pedemontana. Per questo motivo i vertici di Pedemontana affermano che solo un deciso intervento della Cassa Depositi e Prestiti e/o del Fondo Strategico Italiano può salvare la situazione. I nuovi vertici di Pedemontana, che saranno nominati a breve, avranno proprio come mission principale quella di coinvolgere nel finanziamento queste due realtà.

Ricapitalizzazione Asam, Piano Juncker e coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti: è su questi tre tavoli che si gioca la partita vera per salvare Pedemontana.

Per quanto riguarda la ricapitalizzazione di Asam da parte del Governo, non si capisce a quale titolo Maroni avanzi questa richiesta. Perché mai lo Stato dovrebbe mettere dei soldi in una società per azioni di proprietà di Regione Lombardia? Qual è il fondamento di questa richiesta?

Passando poi all’inserimento di Pedemontana nel Piano Juncker, c’è già che ha avanzato perplessità in merito non trovandolo in linea con l’impostazione del piano stesso.

Infine c’è da domandarsi quanto sia coerente con l’impostazione dei project financing di Pedemontana un ipotetico intervento della Cassa Depositi e Prestiti o del Fondo Strategico Italiano! Non dovevano essere i privati a finanziare il proseguimento dell’opera? Alla fine della fiera si chiama sempre lo Stato a mettere una pezza a progetti tanto faraonici quanto inutili come Pedemontana.

Il Ministro Delrio ha recentemente dichiarato “La finanza di progetto va esaminata nel dettaglio. Noi come Stato sui progetti non godiamo molto, di solito non funzionano perché i privati non si assumono rischi e c’è una differenza del 40-50% tra l’opera terminata e il progetto preliminare. Ma noi non siamo il bancomat dei privati“.

Ecco, appunto… il Ministro sia coerente e rispedisca al mittente le richieste di Maroni!

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