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La via tortuosa verso l’Expo: nuovi indagati, vecchie certezze

La via già tortuosa verso l’Expo si puntella di nuovi indagati, nuovi sospetti, vecchie – purtroppo – certezze.

Non siamo gufi, siamo solo consapevoli che non finirà qui. Sappiamo che l’autunno porterà nuovi guai giudiziari per quest’opera che avrebbe dovuto rappresentare il rilancio dell’agroalimentare per la risoluzione della drammatica piaga della fame nel mondo e che invece è solo una colata di cemento, accompagnata dalla solita, gravissima, ragnatela di malaffare.

Con le indagini per corruzione che hanno riguardato il subcommissario all’Expo Antonio Acerbo si apre un altro capitolo che attraverso l’Expo getta fango su tutta l’Italia. Acerbo ha lasciato solo parzialmente la poltrona: altri dovrebbero seguire le sue dimissioni che sono semplicemente un atto dovuto.

A cominciare da Cesare Vaciago nominato nel giugno 2013 direttore del Padiglione Italia di Expo 2015. Non poteva non sapere. Non solo: la sua stessa storia è costellata di indagini giudiziarie, come abbiamo denunciato in un’interrogazione a risposta scritta (prima firma Vincenzo Caso). Ma la risposta del governo è stata assolutamente insoddisfacente. Scrivemmo anche alla dottoressa Diana Bracco, Commissario generale di Sezione del Padiglione Italia, ricordandole i numerosi scandali legati alla gestione della cosa pubblica in cui è stato coinvolto Vaciago come city manager di Torino. Nessuna risposta.
Ci appelliamo allora al Commissario Sala, servono risposte sul subcommissario Acerbo da lui nominato e per il quale ha rinnovato il rapporto fiduciario in un momento nel quale è fondamentale raccontare una presa di distanza decisa da chi è coinvolto in indagini per corruzione.

E poi non riusciamo a spiegarci come mai la presidente Bracco mantenga Acerbo nel padiglione Italia. A lei e a tutti i vertici Expo facciamo presente quanto è emerso nella Quinta relazione del comitato antimafia milanese, e cioè che ci sarebbero infiltrazioni della ‘ndrangheta direttamente nei cantieri. La Bracco non reagisce, non risponde, non parla. Chiediamo anche le sue dimissioni per manifesta inazione contro i tentacoli del malaffare e della malavita.

Non ci resta che appellarci al supercommissario Raffaele Cantone: sappiamo che sarà audito per lo Sfascia Italia, pardon, Sblocca Italia.

Caro commissario, con questo decreto la situazione non potrà che peggiorare: si estendono ad esempio i casi di utilizzo della procedura negoziata, cioè della possibilità delle amministrazioni di affidare direttamente i lavori senza gara. La semplificazione degli appalti avviene esclusivamente in questa fase, quando i progetti sono messi a gara, quando, cioè i controlli dovrebbero essere più rigorosi.

L’Expo sarà uno sfregio all’agricoltura che dovrebbe promuovere. “Expo, nutrire il pianeta, energia per la vita” è uno slogan che si fonda sullo spreco di un milione di mq di suolo agricolo, espropriati e consumati per far spazio alle infrastrutture dei padiglioni. Si fonda sullo spreco di 8milioni di euro per un’opera chiamata Albero della vita, un albero artificiale che nulla ha a che vedere con la promozione delle colture reali.  Il M5S non riesce a trovare nel progetto Expo alcuna visione dell’agricoltura futura, che dovrebbe essere invece incentivata, non permettendo ulteriore consumo di suolo agricolo e promuovendo modelli di mercato locali e la sovranità alimentare.

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