Di fronte agli enormi problemi della sanità pubblica lombarda e alle gravi difficoltà della professione infermieristica, Fontana e Bertolaso decidono di non risolvere i problemi ma di fare dumping sociale. Il punto è che in Lombardia, come nel resto d’Italia, il personale sanitario non è adeguatamente retribuito, oltre che sovraccarico di lavoro e sempre più vittima di stress lavorativo e burnout.
Di fronte a questo la destra, perseguendo nel costante taglio di risorse alla sanità pubblica disposto dal Governo, non decide di aumentare gli stipendi e migliorare le condizioni di lavoro di coloro i quali chiamavano “angeli della pandemia”, bensì annunciano di voler sostanzialmente importare “manodopera” a basso costo, da paesi in cui c’è maggiore disponibilità ad accettare condizioni lavorative che chi vive in Italia, ovvero chi nei ridicoli slogan leghisti sarebbe dovuto venire prima, non è più disposto ad accettare.
Verrebbe da dire che la scelta di Fontana e Bertolaso è dettata dall’incapacità, ma purtroppo la situazione è ben peggiore. Dietro questa logica aziendalistica, che sottomette al business la nostra salute, non c’è incapacità, ma il preciso disegno di una destra che mira a picconare costantemente i pilastri del servizio sanitario pubblico, drenando risorse e peggiorando la qualità dei servizi, allo scopo di aprire crepe all’interno delle quali il privato può crescere indisturbato, finché la sanità pubblica non esisterà più.

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