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Cem Ambiente: i conti non tornano, pronti a dare battaglia

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Cem Ambiente mi stava simpatica fino a qualche tempo fa. La sua attività di raccolta differenziata dei rifiuti nella Brianza est e nel milanese tutto sommato non è malvagia. Non ha raggiunto gli standard di eccellenza che pretende il M5S, ma, nel panorama del settore, il suo lavoro lo fa in modo sufficientemente positivo.

Ma da quando Cem si è prestata al gioco sporco del Pd brianzolo di fondersi con una società che gestisce un inceneritore a fine vita, con l’unico obiettivo di tenerlo in piedi per altri 15 anni, per me la musica è cambiata. Non mi stanno più molto simpatici, mettiamola così…

Prima o poi qualche sindaco dei comuni soci Cem una risposta seria a questa semplicissima domanda la dovrà pur dare:

Che cosa ci guadagna un Comune socio Cem a fondersi con una società che ha in pancia un vecchio ed inutile forno inceneritore con gravi problemi di gestione ambientale (anche nel recente passato), che presto o tardi andrà chiuso con tutto ciò che ne consegue in termini di costi di dismissione e bonifica dei terreni e con in essere delle gare milionarie sotto la lente di ingrandimento dell’Anticorruzione di Cantone?

Vorremmo una risposta seria, di grazia, se non è chiedere troppo; quindi non valgono le solite supercazzole sul sacro ciclo integrato dei rifiuti o le operazioni di puro marketing come il nome Differentia (operazione, per altro, davvero geniale… quel “tutto cambia” rimanda d’istinto al motto gattopardesco che si adatta perfettamente alla reale finalità dell’operazione).

Fatte queste premesse, abbiamo deciso di effettuare un controllo rigoroso della correttezza di tutti gli atti più importanti adottati nell’ultimo periodo, passando ai raggi X tutta la documentazione relativa alle operazioni precedenti la fusione. E come nel caso di Bea, ne sono venute fuori delle belle! Mettetevi comodi che la storia è lunga…

Il valore di CEM è in aumento: dopo l’ingresso di Macherio e Vedano al Lambro, a fine 2015 l’assemblea dei soci di CEM ha approvato un ulteriore AUMENTO DI CAPITALE pari a quasi 3 milioni e 300 mila euro riservato a 8 comuni che hanno acquistato le azioni mediante il conferimento di beni in natura (tra cui il comune di Vizzolo Predabissi), ramo d’azienda (il caso di Cernusco sul Naviglio) e, in parte, in denaro. La delibera è stata approvata dalla maggioranza dei comuni ma non da tutti: ci sono stati per fortuna alcuni Comuni che si sono opposti, dopo un serio esame critico delle operazioni da parte dei Segretari Generali e dei Responsabili Settore Affari Generali che hanno rilevato molti problemi.

1.Documentazione insufficiente e oltre i termini

“La documentazione a corredo delle bozze di delibera citate non è idonea a supportare il processo decisionale del Consiglio Comunale in quanto non è chiara per alcuni aspetti e non esaustiva. Tale documentazione è stata messa a disposizione dei soci a più riprese, oltre i termini previsti dall’art. 9 del vigente Statuto di CEM”

  1. Carenza di informazioni riguardo l’ingresso in CEM del Comune di Cernusco sul Naviglio.

“Non è chiaro come il ramo di azienda di Cernusco Verde riguardante i servizi di igiene urbana […] confluirà in CEM Ambiente Spa in esito alla scissione dei diversi rami d’azienda della società ed il conferimento in natura delle azioni della stessa.”

  1. Rischio di costi “a sorpresa” legati all’ingresso dei nuovi soci

“Dalla perizia di stima della piattaforma per la raccolta differenziata del Comune di Cernusco sul Naviglio si rileva che nella determinazione dei valori sono stati considerati gli elementi di penalizzazione più rilevanti […]

Pertanto, l’operazione di ingresso del Comune di Cernusco potrebbe comportare nuovi oneri per i Comuni Soci, sia per gli interventi inerenti l’impianto conferito, sia per la, non meglio chiarita, operazione di cessione del ramo di azienda di Cernusco Verde Srl […].”

“Le perizie di stima relative alle piattaforme dei Comuni interessati riportano la necessità di interventi manutentivi e rilevano il mediocre stato di conservazione delle piattaforme stesse. Pertanto la gestione degli impianti potrebbe comportare ulteriori oneri per manutenzioni straordinarie nel corso dei prossimi anni, non quantificate da CEM nel piano industriale.”

Insomma sembra proprio che i comuni siano stati messi di fronte alla classica operazione imposta frettolosamente dall’alto, da approvare a scatola chiusa, con l’obiettivo di andare avanti a qualsiasi costo e senza una valutazione approfondita di tutte le conseguenze.

  1. Vizzolo Predabissi: quota azionaria maggiore di quanto spettante

“Si evidenzia che il suddetto comune acquisterà, stante il valore della piattaforma ecologica oggetto di conferimento, una partecipazione più alta di quella spettante in applicazione del principio di proporzionalità al numero degli abitanti assunto dall’assemblea.”

Basta fare un semplice confronto: Carpiano che ha una popolazione quasi equivalente a quella di Vizzolo, ma il valore delle azioni acquisite da Vizzolo Predabissi è addirittura triplo rispetto a quelle di Carpiano!

Carpiano 4116 abitanti Euro 198.299

Vizzolo Predabissi 3900 abitanti Euro 596.589

Questo significa che il peso di Vizzolo Predabissi, in assemblea dei soci, sarà il triplo del dovuto; significa anche che il valore eccedente (circa 400 mila euro) non ha alcuna giustificazione.

Forse è si è colta un’occasione per incrementare ulteriormente il valore di CEM Ambiente in vista della fusione? Infatti a livello di patrimonio CEM è partita svantaggiata rispetto a BEA – che poteva contare sulla proprietà degli impianti di Desio – ma sta velocemente recuperando terreno. E’ chiaro che aumentando il proprio valore, al momento della fusione CEM potrà contare almeno quanto BEA se non di più.

  1. Rivalutazione degli immobili? Cem compie un miracolo e fa sparire la crisi del settore.

E’ molto sorprendente il metodo di rivalutazione immobiliare che è stato utilizzato nell’ “Aggiornamento della relazione di stima del Patrimonio di CEM Ambiente SpA alla data del 30 giugno 2015” : agli immobili non è stato attribuito un valore di mercato ma semplicemente il costo storico rivalutato in base all’indice ISTAT. In questo modo si è ottenuta una rivalutazione complessiva di oltre 5 milioni di euro che non tiene minimamente in considerazione la pesante svalutazione degli immobili degli ultimi anni, particolarmente gravosa per gli immobili non residenziali! Insomma, per Cem la crisi del settore immobiliare non è mai esistita!

E’ vero che alcuni immobili di CEM potrebbero essere troppo “specialistici” per poterne stabilire il valore commerciale, ma proprio per questo sarebbe stato opportuno distinguere le diverse situazioni. Invece si è preferito buttare tutto nel calderone della rivalutazione ISTAT con il risultato che il patrimonio, sulla carta, è cresciuto di oltre 5 milioni, ma nella sostanza la scelta appare molto discutibile.

La questione non è di poco conto: oltre all’evidente necessità di avere una stima corretta per non rischiare di annacquare il capitale sociale (eventualità che sarebbe contraria alla legge), bisogna tenere presente che il valore unitario delle azioni acquistate dai nuovi soci è proporzionale al patrimonio complessivo della società e, in base alla stima, risulta pari a euro 2,753. Qualora il valore del patrimonio fosse stato inferiore, anche il valore unitario delle azioni sarebbe stato minore, pertanto i comuni in ingresso avrebbero potuto acquistare le stesse azioni a un prezzo inferiore!

Il parere dei tecnici di alcune amministrazioni comunali prosegue elencando una serie di criticità riguardanti il PIANO INDUSTRIALE:

Difatti il Piano Industriale

  1. non prende in considerazione il processo di fusione CEM BEA […] che comporterà un consistente aumento dei costi del personale;”
  1. non è preceduto dalla delibera “Atto di indirizzo” dei Consigli Comunali per il contenimento delle spese del personale ai sensi del DL 112/2008;”
  1. manca una valutazione relativamente a quanto l’aumento del personale inciderà sul costo dei servizi e la correlazione dell’aumento del personale rispetto alle effettive necessità richieste per lo svolgimento dei servizi;”
  1. “la società non ha definito le misure di razionalizzazione tra le quali avrebbe dovuto rientrare la valutazione del mantenimento o meno di CEM Servizi che, ora viene invece confermata per la prevista internalizzazione di alcuni servizi;”
  1. “non vi è un raffronto tra i costi dei servizi che la società intende gestire all’interno, rispetto alla gestione degli stessi mediante imprese del libero mercato (gestione esterna) al fine di verificarne la convenienza; anzi viene riportato un incremento di circa il 3% dei costi dei servizi mediante la gestione interna;”
  1. “alle pagine 52 e 53 del Piano industriale viene riportata la necessità di finanziare da parte dei Soci l’importo di € 6.615.000 preventivato per la gestione dei servizi ma non si dice con quali modalità e come tali costi graveranno sui Comuni soci;”
  1. “gli oneri relativi alla gestione della discarica di Cavenago Brianza sono posti a carico dei soli comuni “soci storici” e non anche degli altri Comuni;”

E’ evidente che anche in relazione al Piano Industriale ci troviamo di fronte ad alcuni problemi non indifferenti e non si capisce proprio come l’Assemblea abbia potuto approvare un tale piano, se non ipotizzando, per l’appunto, una brutale volontà politica imposta dall’alto piuttosto che una obiettiva valutazione del piano stesso, propedeutico alla fusione. Insomma, per il Pd brianzolo la fusione Bea/Cem s’ha da fare, costi quel che costi.

  1. La legge impone la riduzione del personale: CEM lo aumenta!

Sono previste assunzioni per la società Cem Ambiente (n. 3 dipendenti tra il 2016-2019) e per la società Cem Servizi s.r.l. (89 dipendenti nel 2017) e 23 dipendenti da incorporare nel 2016 attraverso l’operazione di fusione con la società Cernuscoincem srl (ex Cernusco Verde Srl).

Questo aumento del personale contraddice in pieno i piani di razionalizzazione delle società partecipate approvati dalle amministrazioni comunali secondo quanto previsto dalla legge di stabilità 2015 (legge n. 244/2014 art. 3 commi 611 e ss.).

Secondo le disposizioni di legge, i Comuni hanno approvato e comunicato a CEM il piano di razionalizzazione prevedendo per la società CEM Ambiente s.p.a. il contenimento delle spese di personale che non devono superare la percentuale dell’80% del valore medio del triennio 2012-2013-2014. Tra l’altro, sull’attuazione di tali misure è prevista una rendicontazione alla Corte dei Conti entro marzo 2016: cosa rendiconteranno i Comuni che hanno approvato il Piano Industriale?

La legge (art. 18 comma 2 bis d.l. n. 112/2008) ha anche stabilito che le società a partecipazione pubblica locale totale come CEM devono attenersi al principio di riduzione dei costi del personale, attraverso il contenimento degli oneri contrattuali e delle assunzioni di personale. Questi obiettivi devono essere assicurati dagli enti controllanti, cioè i Comuni: pertanto, prima dell’approvazione del Piano Industriale i singoli comuni avrebbero dovuto rivedere i propri indirizzi per poter – eventualmente – consentire a Cem Ambiente s.p.a. di aumentare il personale, prevedendo in ogni caso un contenimento proporzionale alle attività e ai costi complessivi aziendali.

Insomma, un po’ come accade in BEA anche in CEM Ambiente il rapporto con i Soci pare invertito: invece di conformarsi agli indirizzi dei Comuni, la società impone ai soci determinate operazioni a prescindere dalla loro correttezza e coerenza con gli atti già approvati dai Comuni! Le assemblee dei soci, dove i sindaci dovrebbero far valere le prerogative degli enti che rappresentano, sembrano finalizzate unicamente alla pedissequa ratifica di decisioni prese altrove.

  1. Efficienza ed economicità: a parole son bravi tutti!

CEM Ambiente, come tutte le Società partecipate dagli Enti pubblici, deve comunque concorrere al rispetto degli obiettivi di finanza pubblica attraverso il conseguimento di elementi di efficienza e di economicità della gestione. Non si capisce quali siano le ragioni e soprattutto le motivazioni economiche alla base dell’operazione di potenziamento della società Cem Servizi attraverso la progressiva internalizzazione di alcuni servizi in precedenza gestiti in appalto dalla società Cem Ambiente. Leggendo la documentazione si apprende che l’internalizzazione è finalizzata ad aumentare il livello qualitativo dei servizi, ma non si comprende concretamente in cosa consista questo aumento qualitativo, che tuttavia richiede grossi investimenti in personale (89 nuovi dipendenti nel 2017) e macchinari. Manca completamente una valutazione di confronto tra i costi dell’internalizzazione e i costi attuali degli appalti! Anche qui, sulla base di cosa i Soci hanno ritenuto di approvare?

  1. Cernuscoincem: chi ci guadagna?

Un’altra operazione molto dubbia, in termini di opportunità e convenienza concreta per i comuni “soci storici”, è quella riguardante il Comune di Cernusco sul Naviglio, l’unico che è entrato in CEM conferendo una società partecipata (ex Cernusco Verde Srl) di cui, sulla base degli atti ricevuti, i Comuni non hanno saputo praticamente nulla. Chissà sulla base di quali elementi avranno deciso di approvare!

  1. Il parere obbligatorio del Comitato per il Controllo Analogo? Non pervenuto!

Da notare come tra la documentazione inviata ai Comuni non sia presente il parere obbligatorio da parte del Comitato per il Controllo Analogo previsto per le operazioni straordinarie ai sensi dell’art. 21-ter dello Statuto di CEM AMBIENTE SpA pertanto l’Assemblea dei Soci non avrebbe potuto deliberare.

Tra l’altro, da quanto mi risulta, non è raro che tale Comitato si riunisca senza avere il numero legale e le sedute siano validate a posteriori mediante apposite dichiarazioni sottoscritte dai membri assenti. Questa procedura non trova alcun riscontro nello statuto del Comitato, pertanto le sedute prive del numero legale dovrebbero essere ufficialmente nulle! E’ vero che lo statuto prevede la possibilità che i membri assenti facciano preventivamente avere al comitato le loro considerazioni, di cui il Comitato deve tener conto, ma questo non significa che il Comitato possa considerarsi validamente riunito senza il numero legale. Mi pare un andazzo inaccettabile per una società pubblica, oltre a generare un imbarazzante paradosso: quale autorevole controllo può svolgere il Comitato per il Controllo Analogo se non è nemmeno in grado di garantire la correttezza del proprio funzionamento?

Insomma alla fine di questa carrellata di criticità, viene in mente il famoso proverbio, “Dio li fa e poi li accoppia”… in questo caso li fonde e non si tratta di Dio ma del Partito cosidetto Democratico. CEM e BEA e le relative amministrazioni comunali sono aziende ed enti pubblici in mano ad un unico partito, che fa il bello e il cattivo tempo, imponendo scelte sulla testa dei sindaci e dei cittadini senza nessuna remora, pur di raggiungere il suo obiettivo: realizzare una politica industriale anacronistica di conservazione di un cancrovalorizzatore che non serve a niente e a nessuno.

La stessa Presidente di BEA, nella risposta inviata ad ANAC a fine dicembre, ha letteralmente ammesso che la gara a doppio oggetto per i lavori di ammodernamento – tra cui la sostituzione della turbina – è stata fatta per evitare il fallimento della società! Ovviamente i lavori hanno senso solo se c’è la garanzia che ci sarà abbondanza di rifiuti da bruciare per almeno 15 anni: dunque la fusione con CEM è la grande opportunità, per BEA, di poter incamerare rifiuti sicuri e abbondanti evitando così di competere sul mercato contro A2A e altri colossi. Insomma o ci si fonde con Cem o si muore… saranno contenti i soci Cem, stanno facendo un affarone!

Speriamo davvero che alle elezioni comunali di Vimercate, comune di riferimento per tutta l’area Cem, vinca il nostro grande Francesco Sartini. Solo così cambierà l’andazzo da quelle parti!

Ma intanto questi vanno avanti come i carroarmati con la fusione… siamo in attesa delle stime sul valore delle due società da parte dei periti. Ma con quale coraggio i periti firmeranno le loro stime, visti i pasticci che hanno combinato sia in Bea che in Cem?

Per parte nostra siamo pronti a dare battaglia in tutti i consigli dei comuni Cem dove siamo presenti e stiamo inoltre valutando di procedere con un esposto alla Corte dei Conti per le gravi responsabilità amministrative emerse e il relativo danno erariale; senza escludere il ricorso al Tar qualora le delibere di fusione dovessero essere approvate.

Gianmarco Corbetta – Portavoce del M5S Lombardia

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